Al cuore (non) si comanda?

bacio doisneau

“E ora veniamo a te, mio ruggicante amico. Tu desideri un cuore… non immagini quanto tu sia fortunato a non averlo. I cuori non saranno mai una cosa pratica finché non ne inventeranno di infrangibili.”
Il Mago di Oz

Voi lo amate ancora e lui non vi ama più, vi ha detto che è finita e voi state malissimo: una delusione d’amore è come una bomba che vi esplode nel cuore e nella testa, sconquassando tutto il vostro essere. Lacrime, disperazione, e tanti tantissimi perché: perché è finita? Dove ho sbagliato? Che cosa ho fatto per meritare questo? Forse non ero abbastanza bella, abbastanza in gamba, abbastanza importante per lui? Colpa mia se non mi ama più? Insomma, avete lo stomaco stretto in una morsa di dolore, la vostra autostima è a zero e vi sentite colpevoli, manchevoli, banali, disgraziate, prive di qualità, insomma infelici. Nel vostro cuore c’è solo assenza, desolazione, abbandono, come se sulla faccia della terra non esistesse più nessuno, tranne il ragazzo che, guarda caso, non vi vuole più. «Soltanto lui vi manca, e il mondo appare vuoto», scriveva il poeta Lamartine, esprimendo in un solo verso tutta la confusione che avete nel cuore: lacrime, rabbia, vergogna, incredulità. Quando si sta cosi’ male, con il cuore a pezzi e il deserto davanti, il sapere che questa dolorosa esperienza capita a molti non è una gran consolazione.

Eppure bisogna fare il primo passo per venirne fuori. Chiudersi nel proprio dolore, girare il coltello nella piaga ricordando i momenti felici, ripercorrere instancabilmente nei minimi dettagli la vostra bella storia d’amore finita male vuol dire amare ancora, anche se questo amore muore proprio perché non è corrisposto.

Allora bisognerà elaborare il lutto, e per farlo bisognerà smettere di torturarsi: piangete pure, piangete tutte le vostre lacrime, ma non restate da sole. Chiedete aiuto alla vostra migliore amica, sfogatevi con lei, ma cercate anche la compagnia degli amici per pensare ad altro. Di sicuro intorno a voi c’è qualcuno o qualcuna che ha già vissuto la vostra stessa esperienza, e che potrà guidarvi lungo la strada della guarigione. Perché, anche se all’inizio sembra impossibile, da una delusione d’amore si guarisce.

Quando una persona ha una vera delusione d’amore, l’importante è ascoltarla, passare molto tempo con lei e cercare di distrarla. Ma va fatto con molta delicatezza e non è sempre facile perché a volte non si sa misurare l’intensità delle sofferenze altrui.

Quante volte abbiamo consolato o siamo stati consolati.

Diffronte alle sofferenze imposte o che ci poniamo, ci siamo dette e continuamo a ripeterci frasi come “al cuore non si comanda”.

Ma è davvero cosi’? Davvero al cuore non si comanda? Vedete, io credo care amiche, anzi ne sono convinta, che prima che il cuore diventi ingovernabile creandosi  «delle ragioni che la ragione non conosce » (cit.) c’è tutto il tempo per correggere il tiro e darsi alla fuga: se non lo si fa è per masochismo o per ignoranza. Il primo è incurabile, alla seconda si puo’ porre rimedio. Come? Imparando. Che cosa? Per cominciare, che a ciascuna di noi corrisponde un certo tipo d’uomo (ma lo stesso discorso vale anche al maschile).

Morto un Papa se ne fa un’altro, affermavano con cinico buonsenso le nostre romantiche nonne e bisnonne. Come dire: nessun uomo è insostituibile. E’ una elementare verità che la maggior parte delle donne tocca con mano solo a posteriori, quando finalmente approdata a un legame felice, ripensa con sbalordimento a tutte le lacrime che ha sparso. Purtroppo, per un certo periodo, sicuramente troppo lungo, lui ci era sembrato unico e irripetibile. Nessun uomo lo è. Tantomeno se alla fine ci respinge: sono fermamente convinta che chi non ci vuole non ci merita, o quanto meno non ci è compatibile.

Non credo alle attrazioni fatali. Ripeto: a ciascuna di noi corrisponde un certo tipo d’uomo. Cio’ non significa che il partner deve avere le noster idee, i nostri gusti, la nostra estrazione sociale, le nostre aspirazioni: il che, per inciso, renderebbe il rapporto abbastanza noioso. Quel che conta è che il suo modo di essere sia compatibile con il nostro; in parole semplici, che non vi sia incompatibilità tra quelle aspirazioni e quei valori che giustamente vengono definiti esistenziali. Una ragazza che si proietta nel matrimonio ponendo la fedeltà ai vertici delle aspettative non potrà mai costruire un’unione serena con un partner che è negato alla monogamia; una donna determinata, anticonformista e sicura non riuscirà mai a sentirsi bene accanto a un compagno dal temperamento crepuscolare e rinunciatario; una carrierista che guarda al lavoro come a uno strumento irrinunciabile per la sua realizzazione avrà (e arrecherà) molti problemi lasciandosi travolgere dall’amore per un uomo che sogna una famiglia tradizionale.

Una intelligente “esplorazione” risparmia la fatica di conquiste dispersive o rovinose. L’intelligenza include ovviamente lucidità e buonsenso. Va da sé che l’uomo ideale esiste soltanto nei sogni e che bisogna adattarsi a convivere con qualche difetto. Anche qui vale la regola della compatibilità, da applicare con criteri del tutto personali. Esistono disattenzioni, vizietti, lacune o manie di per sé irrivelanti verso i quali, tuttavia, una donna (ma anche un uomo!) puo’ avere una avversione esagerata e quasi paranoica.

L’uomo, inteso come maschio, è l’animale meno mutevole del creato. Mi spiace dissociarmi ma non credo affatto che l’evoluzione o la rivoluzione femminile lo abbia reso più cauto o più insicuro o più aggressivo di quanto fosse un tempo. Abbiamo semplicemente compiuto un’operazione di disturbo del suo habitat, costringendolo a venire fuori allo scoperto con atteggiamenti e difetti che ieri nessuno gli contestava e oggi, stando a quanto mogli e fidanzate raccontano, sembrano assai restii a correggere. Il Presuntuoso, il Mammone, il Pigro, l’Eterno indeciso, il Nevrotico, l’Avaro, l’Eterno bambino, lo Spericolato, il Carrierista, l’Infedele, etc, etc, esistono da sempre, e sono esemplari che a mio avviso non si estingueranno mai. I problemi derivano dal fatto che, Noi si’, siamo cambiate!

Il rapporto con un uomo, è sostanzialmente, una guerra. Si deve combattere contro egoismo, paura, viltà, riluttanze. Spesso contro la Mamma e/o il ricordo ( l’alibi o i ricatti) di un’altra. Talvolta contro noi stesse: resistenze ed egoismi li abbiamo anche noi. Ne deriva che, come tutte le guerre, questo rapporto esige tattiche d’aggiramento, tecniche di tregua, o strategie d’emergenza, ma a differenza di tutte le altre guerre, in quella con l’uomo non debbono esistere né vincitori né vinti. Come nei buoni affari (e un amore felice è il migliore che si possa fare nella vita), l’esito deve essere ugualmente soddisfacente per entrambi i partner.

Siamo (uomini e donne) degli analfebeti approdati a una cultura, quella dei sentimenti, di cui stiamo imparando l’abbicci’. Gira e rigira si torna all’assunto di partenza: al cuore si puo’ e si deve comandare.