Amore e Psiche

Amore e Psiche

Il mito di Amore e Psiche è un mito ellenistico.

Eros è il figlio di Afrodite, la dea dell’Amore e si accompagna sempre a sua madre, nel senso che ubbidisce a tutti i suoi ordini. Il mito ci racconta di Eros e di una fanciulla che si chiama Psiche che è la terzogenita di una famiglia reale: la più bella delle tre figlie, l’ultimogenita. Psiche era talmente bella da essere considerata come una dea. Afrodite invidiosa di questa bellezza incarica Eros di farla innamorare di un uomo bruttissimo, di un mostro di qualcosa di orrendo e naturalmente Eros ubbidisce: accosta Psiche, la rapisce, la porta in una grotta buia senza farsi riconoscere e la va a visitare ogni notte e sul far del giorno fugge via (un po’ come spesso fanno gli uomini), per ricomparire la notte successiva; e intanto Psiche si innamora di Eros. Le sorelle di Psiche su suggerimento di Afrodite, fanno sapere a Psiche che lei si sta accoppiando con un mostro (la cinematografia ha già rappresentato questo scenario, ricordiamo per esempio il film La Bella e la Bestia) e in un contesto di questo genere Psiche si incuriosisce e in una notte in cui Eros si è addormentato, accende una fiaccola per vedere in volto questo cosiddetto mostro, e vede che è un giovane bellissimo. Dalla sua lampada cade una goccia d’olio sulla spalla di Eros, Eros si sveglia, e inviperito per essere stato svelato, abbandona Psiche. A questo punto Psiche è disperata perché ormai si era innamorata di eros e aveva visto quanto era bello e tenta un suicidio buttandosi in un fiume. Ma questo suicidio non ha esito, e cosi commincia a vagare per tutte le regioni della terra, persa, smarrita, senza orientamento, finché un giorno finisce nella casa di Afrodite e questa, felicissima di averla fra le mani, le fa fare i lavori più faticosi, la tratta come una schiava ed Eros, bontà sua, la conforta e la incoraggia, finché a un certo punto riesce a persuadere la madre che il suo amore per Psiche è sicero. Afrodite acconsente, e il mito finisce nella banalità ellenistica che vissero felici per l’eternità. Quando si dice eterno arrivano subito i cristiani che assumono questa figura di Psiche e la fanno diventare Anima, anima eterna, divaricandola completamente dallo scenario greco dove di eterno non c’è nulla, nemmeno l’uomo che non è mai chiamato uomo ma sempre e solamente mortale. Questa è la storia ellenistica che pero’ ci dice qualche cosa, che Apuleio per primo e dopo di lui una infinità di altri narratori e iconografi hanno rappresentato questo mito. Psiche vuol dire Anima, e qui ci soccorre l’intuizione di Jung il secondo cui l’anima è una faccenda femminile.

Anima qui non è intesa con l’accezione cristiana, ma nel senso erotico: anima-animale, anima-sessualità, anima-sentimento, anima-immaginazione, anima-idealizzazione, anima-seduzione: questo è vuol dire Anima nell’accezione greca.

La differenza tra conscio e inconscio e questa; il conscio è governato dall’Io, si è padroni di cio’ che è conscio e quindi le donne, che hanno l’anima conscia, si muovono nel mondo con una buona consapevolezza di cosa è erotico, di cosa è Amore, di cosa è seduzione, di cosa è idealizzazione, di cosa è passione, mentre gli uomini avendo questa dimensione inconscia, agiscono per loro conto, non governati dall’Io; questa è la grande differenza tra maschile e femminile: una differenza abbissale! che ha due riscontri sostanzialmente: il primo che io schematizzo in una maniera un po elementare, un po matematica, quando dico che l’uomo è uno e la donna è due. Quando dico la donna è due non sto pensando uno + uno, ma sto pensando l’uno e l’altro. Cioé la struttura del femminile è la relazione, non l’identità! La donna trova la sua identità nella relazione: voi capite allora perché per una donna, una relazione che si interrompe, che si rifiuta, in cui è rifiutata per lei é una perdita di identità, perché la figura della relazione per lei è essenziale. E questo è biologico perché altrimenti, perché il loro corpo è fatto per due innanzitutto anche se non mettono al mondo un figlio, hanno una disposizione anatomica per la generazione di un’altra vita; la loro psiche è per due. La struttura relazionale è essenziale in loro, l’identità è subordinata alla relazione; per questo le donne amano, sanno amare, mentre gli uomini sono delle identità che hanno relazioni e queste relazioni vengono aloro volta subordinate alla identità, per cui uno che ha molte donne rafforza la sua identità e lo dice a tutti i suoi amici: “vedete chi sono dal momento che…”, perché per loro la relazione è subordinata all’identità.

Guardando le ‘cose d’amore'(…), Platone si chiede che cosa con esse l’anima riesce e non riesce a dire. E dove il dire si interrompe e la regola non basta a portare la parola a espressione si apre lo sfondo buio del presagio e dell’enigma. La sessualità appartiene all’enigma e l’enigma alla follia.”
(Umberto Galimberti)

Tutto questo è spiegato benissimo nel

Video : Umberto Galimberti, Amore e Psiche (2015)