“La Sardegna è diversa” (luoghi piuttosto comuni da sfatare)

alluvione Sardegna

Immagine: Alluvione in Sardegna dal sito http://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it  (giovedi 21 Novembre 2013)

Tutte le terre sono imprigionate nei luoghi comuni. Ma la Sardegna, forse, più di altre rimanda ad immagini sterotipate. Da una parte le ville sulla Costa Smeralda dall’altra un entroterra che rimanda a un mondo arcaico e alla pastorizia. In questo articolo sulla mia terra d’origine, intendo percorrere sentieri nuovi per abbattere le convenzione di una terra troppo spesso vittima della sua stessa epica.

Se do un ritratto invernale della Barbagia, dove il clima alpino, il freddo secco, la neve sono le caratteristiche principali, sembrano elementi di un quadro esotico. Eppure, dentro a quelle montagne abita la sostanza di un territorio molto folklorizzato ma ancora sconosciuto nella sostanza. È proprio l’inverno che dà alla Barbagia quella profondità di territorio vivo, che differenzia il viaggiatore dal vacanziere. Perché come l’estate sostanzia il mare, l’inverno sostanzia i monti.

Quando mi chiedono qui in Francia da quale parte dell’Italia arrivo e dico Sardegna, mi sento rispondere: “l’ile? C’est l’Italie aussi?” (l’isola? E’ anche li’ Italia?). Oppure: “ah c’est trop cher aller la bas! ( è caro andare in Sardegna, è un posto esclusivo, da ricchi, d’élite, etc…).

Eh si’,  perché spesso, molto spesso parlare di Sardegna è solo sinonimo di coste, mare, Costa Smeralda, vacanze.

Quasi inutili le mie proteste per dire “ la Sardegna non è solo quello!”.

E’ difficile pensare a un’operazione di marketing di maggior successo come quella che da più di 30 anni ha come imprigionato la Sardegna nell’immaginario collettivo di milioni di italiani (e non) alla bellezza delle sue Coste. Il Nord-est dell’isola, la costa Smeralda, il glamour che Porto Cervo e Porto Rotondo garantiscono ogni estate , sono posti addirittura consacrati a tempio di chi puo’ e di chi vorrebbe magari, ma si deve accontentare di guardare da lontano.

Eppure agli occhi di un sardo poche cose sono più lontane dalla sua percezione della sua Terra delle dorate spiagge galluresi: “La Sardegna è un’altra cosa” , direbbe. Infatti noi sardi quando ci chiedono com’è la Sardegna diciamo: “La Sardegna è diversa”. E in effetti noi la sentiamo  diversa in 2 modi. Il primo è che la sentiamo diversa dal resto del Mondo, vicino o lontano che sia: per noi Civitavecchia o Roma sono diverse quanto New York o Parigi, per dire. Il secondo è una diversità che forse il visitatore coglie meno o perlomeno capisce meno immediatamente cioé che esistono diverse Sardegne, per cui ognuno di noi ha come sua propria appartenenza, oltre all’appartenenza all’isola, non tanto la città o al paese dove abita, quanto la regione: la Gallura, la Barbagia, il Logudoro, il Campidano, l’Ogliastra…regioni che hanno una storia diversa, avvenimenti diversi, conquiste di passaggi diversi, cibi diversi e addirittura le lingue diverse. La Costa Smeralda è per certi versi un paradiso artificiale, troppo assimilato al gusto italiano, se non addirittura internazionale, per appartenere più soltanto all’isola. Infatti c’è un’altra Sardegna e l’altra Sardegna è la Alghero catalana, la Cagliari aragonese, il Campidano degli agricoltori, la Barbagia dei pastori, il Sulcis delle miniere, le montagne del Gennargentu, il “deserto” di Piscinas: paesaggi, storie e tradizioni spesso contrastanti, talvolta contaddittori. Questi sono i tanti volti che per i Sardi è la vera realtà.

Comunque ci si arrivi, in nave o in aereo, in Sardegna ci si arriva dal mare, visto che la Sardegna è per grandezza la seconda isola italiana e di tutte la più lontana. Ma per raccontarla bisogna partire proprio da qui: dal mare. I quasi 2000 Km di costa rappresentano oltre un quinto di tutte le coste italiane, ma del loro meraviglioso mare i sardi per secoli non hanno mai apprezzato la bellezza: ne hanno sempre e solo avuto paura. “Dal mare sono sempre arrivati solo guai, non ultimi, dice ironicamente qualcuno, i turisti”. Anche questi sono stereotipi ormai aquisiti e ripetuti come un mantra: “dal mare sono arrivati i dominatori: prima Cartaginesi e Romani, poi Bizantini, Pisani, Genovesi, gli Spagnoli, i Piemontesi e la sua storia intima non si comprende se non si decifrano le ragioni della paura che ne hanno esasperato il naturale isolamento”. E anche:”dal mare ci si doveva diffendere, per questo da millenni la popolazione si è progressivamente ritirata e concentrata nell’Interno”.

“In Sardegna, la Barbagia è una Sardegna – dice lo scrittore nuorese Marcello Fois – una delle tante”. Poche cose uniscono i sardi in senso di popolo, una di queste è senza dubbio il mare che li circonda. E i padri, che la sapevano lunga, avevano con il mare un rapporto bipolare: da li’ venivano le richezze, ma più spesso gli invasori. Il mare è contemporaneamente prigione ma anche corridoio verso la libertà.

La Sardegna, per la sua storia, per la sua unicità, per il modo di essere della sua gente, puo’ essere considerata un vero e proprio Continente più che una Regione. Persino il generale La Marmora attraversandola da nord a sud negli anni Venti dell’Ottocento fu costretto ad ammetterlo (è a lui che si deve l’italianizzazione dei toponomi sardi; Voyage en Sardaigne, pubblicato a Parigi nel 1826, scritto in francese!).

Luoghi piuttosto Comuni

E’ impossibile descrivere il carattere dei sardi, bisognerebbe piuttosto parlare dei diversi caratteri dei sardi.

Gli stereotipi più comuni sui sardi sono: i sardi sono orgogliosi, i sardi sono fieri, sono testardi, sono vendicativi, i sardi sono un popolo stanziale…etc, etc, luoghi comuni ai quali sono proprio i sardi i primi a crederci!

La Sardegna è e deve essere, per me, come una grande zattera nel Mediterraneo. Una zattera mobile.

Eppure è percepita da tutti (Sardi e non) come una terra ben radicata, forte, unica, originale per il suo modo di essere del suo popolo che è legatissimo alla propria terra.

Per me questi sono solo clichés. Mi viene in mente un gesuita del Seicento: si chiamava Emmanuele Tesauro che scrisse un opera che s’intitola  Il Cannocchiale Aristotelico, e questo è un ossimoro perché il cannocchiale servi’ proprio per dimostare che aristotele aveva torto (finezze dei gesuiti…). Tesauro scrisse una frase in quest’opera, che secondo me i Sardi dovrebbero scrivere nei loro porti e aereoporti: “Esponevano come trofei le proprie sconfitte”. Questo è. Questo è per me quello che succede in Sardegna. Tutte le cose che vengono comunemente dette sulla Sardegna sono vere, ma anche disperatamente false.

Il problema della Sardegna attuale è che i sardi si sono drammaticamente convinti che sia vera l’immagine che hanno costruito di loro.

Nel senso che noi sardi non ci siamo costruiti un’immagine nostra. In Sardegna questa denuncia attualmente la fanno solo gli scrittori (ecco perché sono cosi’ interessanti in questo momento). Si sono presi in mano un lavoro pazzesco: dare un senso a tutto questo.

Dal mio punto di vista la Sardegna è una zattera mobile, uno di quei posti mobili, non ferma, statica e radicata; nel senso che, per me, le culture sono forti quando non hanno paura di spostarsi. Quando le culture non sono abbastanza mobili, per me, sono deboli; quindi io non aspetto che qualcuno venga in Sardegna,  io faccio in modo di andare verso qualcosa. Questa è la mia idea, questo è il contributo che nel mio piccolo posso dare perché penso di avere più debiti io con la Sardegna di quanto la Sardegna abbia con me. Tutto quello che sono, la mia idea di mondo è grazie alla mia Terra. Pero’ questo non significa che io non veda con chiarezza i terribili diffetti che attraversiamo.

Noi siamo molto meno orgogliosi di quanto voi pensiate. Perché se fossimo davvero orgogliosi non ci troveremo nelle condizioni che ci troviamo attualmente: in Sardegna la disoccupazione è altissima (quasi al 50%, quanti giovani hanno dovuto abbandonare l’isola!) e cosi’ anche la dispersione scolastica (quasi al 60%).  E io credo che non ci sia niente di orgoglioso in tutto questo cioé niente di cui andare orgogliosi. Se questi due numeri non cambiano io non saro’ abbastanza orgogliosa.

Tutto il resto è Folk. Assolutamente solo Folklore.