Badde Lontana

badde

Immagini che fanno male. Le immagini che giungono  dalla Sardegna fanno davvero molto male.

Web, televisioni, giornali on line italiani e francesi non parlano che della tragedia che si è abbattuta sull’isola in poche ore. Ci sono morti, purtroppo, e persone ancora disperse, sfollati, paesi isolati, strade che sono diventate “navigabili”, fiumi esondati, ponti caduti, immagini di catastrofi che si pensa che solo il cinema puo’ darci con i colossal del genere catastrofico. Non sembra reale.

Invece è reale, tutto drammaticamente vero.

Fra le vittime dei bambini.

A loro, a tutte le vittime di questa terribile alluvione e alle loro famiglie dedico questa struggente canzone in sardo, del 1974, che parla del dolore di una madre per la perdita del figlioletto di 18 mesi morto in circostanze tragiche.

(Parigi, 19/11/2013)

La canzone

E’ il 10 di agosto, festa di san Lorenzo, dopo tanto tempo una donna ritorna nella sua valle (San Lorenzo , Osilo). E qui ricorda -potrebbe forse non ricordarlo?- che la valle le ha ucciso il figlio di pochi mesi, schiacciato nella culla da un masso precipitato dal monte.

Sono trascorsi molti anni dalla morte del figlio, ma per la madre è come fosse accaduto il giorno prima. Anzi, nella sua mente, nel suo cuore, la morte del figlio si ripete anche quel giorno, che ritorna nella valle, in occasione della festa. Ancora una volta un masso gigantesco rotola giù dal monte sino a raggiungere la valle, sfonda il tetto e il solaio del mulino e uccide il bimbo mentre dorme nella culla. Così, dentro di lei, l’allegria e il dolore, la fede e la disperazione, si oppongono in un continuo conflitto.

La storia

L’inverno stava per finire quando un grosso masso precipitò dalla collina, rotolando sino a valle e finendo sopra il tetto di un mulino. Dopo aver sfondato il tetto, cadde su una culla dove dormiva un bambino di pochi mesi: Pietro Pisano. Quando giunse la madre, accorsa per il forte boato, il bambino aveva già lasciato questo mondo.

Questa tragica storia, realmente accaduta il 21 marzo 1957 a San Lorenzo (frazione di Osilo), è il motivo ispiratore della canzone Badde lontana.

Antonio Strinna, che l’ha composta nel 1972 insieme con Antonio Costa, è nato proprio in questa valle di mulini, e vi risiedeva al momento della tragedia.

Il fatto è storicamente accaduto quando, lungo la valle, l’attività dei mugnai era ormai in declino. Nella prima metà del ‘900, infatti, San Lorenzo contava una trentina di mulini idraulici e due gualcherie. Negli anni ’50 solo pochi erano ancora attivi.

Pietro Pisanu, il bimbo morto nella culla, sepolto da un masso, è ancora vivo e continuerà a vivere. Una canzone, quando diviene memoria, è capace anche di questi prodigi.

Così, davvero nulla contano ormai i soliti dati anagrafici: San Lorenzo (Osilo), 3 maggio 1956-21 marzo 1957. Rimane, invece, una memoria che gli restituisce tempo e vita, nel cuore delle persone.

Il testo della canzone, in sardo logudorese, è pura poesia.

Badde Lontana (it. Valle Lontana ; Testo in sardo logudorese)

Testo di Antonio Strinna

Musica di Antonio Costa

Sutta su chelu de fizu meu
 como si cantat finza tres dies:
 Badde lontana, badde Larentu
 solu deo piango pensende a tie.

Mortu mi l’hasa chena piedade
 cun d’una rocca furada a Deus:
 Badde lontana, badde Larentu
 comente fatto a ti perdonare?

Zente allegra e bella festa,
 poetes in donzi domo.
 Cherzo cantare, cherzo pregare
 ma non m’ascurtada su coro meu.

Dami sa manu, Santu Larentu,
 deo so gherrende intro a mie.
Dami sa manu, mi so perdende,
 fàghemi isperare umpare a tie.

 

Dal sito:  http://www.antoniostrinna.it/

Traduzione

Valle lontana

Sotto il cielo di mio figlio

adesso si canta per tre giorni:

valle lontana, valle di san Lorenzo,

soltanto io piango pensando a te!

Me l’hai ucciso senza pietà

con una roccia rubata a Dio:

valle lontana,valle di San Lorenzo,

come faccio a perdonarti?

Gente allegra e bella festa,

poeti in ogni casa;

voglio cantare,voglio pregare,

ma il mio cuore non mi ascolta.

Dammi la mano, San Lorenzo,

c’è la guerra dentro di me.

Dammi la mano, mi sto perdendo…

fammi sperare insieme a te.